Innocenza perduta

Come si sia passati da “se ti comporti male, ti spezzo le ossa” “se ti comporti male, spezzo una costola al prof” e’ un mistero.
Fatto sta che ieri, all’Istituto comprensivo Vittorini ad Avola (Siracusa) e’ accaduto proprio questo.
Ricapitolando: un alunno viene rimproverato dal suo insegnante di educazione fisica; grazie agli aiuti tecnologici, avvisa tempestivamente i genitori, i quali accorrono subito sul luogo dell’incidente e ne creano uno ancora piu’ grave. Si fanno indicare il prof (e qui scatta la premeditazione), lo avvicinano e lo pestano, rompendogli una costola. Non paghi, distruggono gli occhiali del collega che era intervenuto, bonta’ sua, per cercare di difendere il povero imbonitore di rimproveri.
Del crollo dei modelli educativi interfamiliari si e’ gia’ letto ovunque. Cio’ che piu’ lascia perplessi e’ l’esemplarita’ che i genitori/supererronei tramandano ai loro eredi diretti, anche per cio’ che concerne i comportamenti.
A parte l’atto in se’, l’errore e’ a cascata: picchiando il prof davanti a tutti gli altri compagni, che ovviamente erano li’ per imparare un sacco di cose, ma di certo non queste, ergono il figlio a intoccabile, pena il pugno duro genitoriale, costringendolo cosi’ a una dimensione di isolamento all’interno della classe; in seconda battuta, e’ la difesa preventiva a stupire: i due “educatori” si precipitano a scuola dopo aver ascoltato il figlio furibondo, e senza chiedere ragioni dell’accaduto, si apprestano a giocare la caccia al prof dando per scontata l’innocenza del pargolo.
Se solo avessero chiesto “che e’ successo?” avrebbero scoperto che il ragazzo era stato rimproverato, giustamente, per il suo comportamento di sfida al prof.
Cosa avrebbe dovuto fare l’insegnante? Lasciar correre, tanto fa parte della sua materia?
Di sicuro adesso sappiamo cosa fa questa coppia di genitori in risposta ai comportamenti del figlio: niente.
Tutto gli e’ permesso, e quando qualcuno non si adegua al loro modello “educativo” lo difendono, anche a costo di diventare loro indifendibili.
Badate pero’: e’ cosi’ che si creano i delinquenti, mica per sfiga.
E anche in quel caso, tutto lascia supporre che lo difenderebbero comunque.
Poveri illusi, di volere il suo bene.

Una tira l’altra

BiagioVigna e’ un signore di Pinerolo di 64 anni. Di lavoro fa il parcheggiatore davanti le discoteche.
Probabilmente la sua vita, caratterizzata dai sacrifici per la famiglia e da un’occupazione non certo redditizia, non sarebbe diventata una storia da raccontare senza quell’elemento fiabesco che rende la sua avventura un esempio per tutti noi: la resistenza.
Gia’, in tutti questi anni non ha mai mollato, ha continuato a lottare senza arrendersi mai ed e’ stato ripagato dall’affetto che tutti quelli che lo conoscono hanno sempre mostrato in modo naturale per lui.
Biagio e’ uno di quelli che si fa voler bene, ogni volta disponibile a dare una mano a chi ne ha bisogno.
Sara’ per la sua indole, ma sta di fatto che il bene che fai ti torna indietro, e lui, buono per natura, e’ stato in qualche modo ripagato. Ma con soldi veri.
Una volta ha vinto 100 mila euro al Superenalotto (qualche vizietto dovra’ pur averlo) e indovinate che ha fatto? Ha preso e ha offerto da bere a tutti quelli che incontrava per strada.
Un’altra invece ha comprato un biglietto della Lotteria Italia al tabacchino del suo paese, e ha vinto 1 milione di euro! E che ci avra’ fatto? Ha preso e l’ha regalato a sua figlia, Francesca, perche’ “per me sono troppi. Io il mio tempo l’ho gia’ fatto”.
Capito?
Quello che stupisce di tutto cio’ non e’ tanto l’atto di generosita’, per i figli si fa questo e altro.
Cio’ che colpisce della vicenda e’ la liberta’ con la quale ci si puo’ accostare agli eventi della vita: ne’ troppo tristi quando le cose vanno male, ne’ esaltati quando vanno bene.
La dipendenza (gioia o dolore) crea sfruttamento.
Cosi’ invece si puo’ realizzare l’unica vincita che realmente conta: la coscienza della propria fortuna. 
Perche’ tutto e’ un dono. Basta saperlo ricevere.
Auguri Biagio!
Ps: siccome non c’e’ due senza tre, credo proprio che non sara’ l’ultimo incasso che farai. D’altronde, di culo hai dimostrato di averne abbastanza.
Chapeau (e scusate il francesismo, il secondo).

Diritto di velo

Tutti abbiamo visto le immagini di quella giovane ragazza che in Iran, per protesta, e’ scesa in piazza a volto scoperto sventolando su una bandiera l’hijab, il velo islamico obbligatorio.
A causa di questo gesto, simbolico e non violento, e’ stata arrestata dalla polizia.
In Nuova Zelanda invece, un’altra ragazza intenta a festeggiare il Capodanno, ha pensato di presentarsi al festival di Gisborne a seno scoperto, scintillando tra la folla con la glitter art che le adornava il luminoso davanzale.
Anche a causa di questo gesto e’ stata molestata da un giovane fuori di testa che ha pensato di avvicinarsi a lei e toccarla proprio in cio’ che aveva di piu’ scoperto.
Sbaglia chi dice che la ragazza se la sia cercata; sta di fatto che pero’ quel giovanotto sia corso a toccare le tette proprio a lei, fra migliaia di coppie che rimbalzavano davanti a lui.
Cosi’ come sbaglia chi critica la polizia per avere arrestato la giovane intraprendente iraniana; li’ infatti e’ un reato non indossare il foulard islamico, e chi lo fa sa di correre il rischio di finire in prigione.
In un mondo piu’ equo, il velo imposto alla prima dovrebbe servire a coprire il busto della seconda.
Ma di equita’ non c’e’ traccia, nemmeno per la riscossione delle tasse in Italia.
E’ vero che nessuno in Occidente ti vieta di andare in giro (s)vestendoti come vuoi, ma nessuno ti autorizza a camminare nudo in pubblico. E in alcuni casi non sarebbe nemmeno un bello spettacolo.
E’ anche vero che nessuno ti autorizza a molestare qualcun altro, ma ogni pesce abbocca all’amo, specie se l’esca e’ di quelle luccicanti.
Se vogliamo essere un passo avanti rispetto alle civilta’ orientali, togliamoci di dosso il velo di ipocrisia buonista che ci fa stupidi e iniziamo a (ris)coprire il nostro senso del pudore: sono proprio i piu’ conservatori a portare avanti le proteste in Iran, per chiedere migliori condizioni di vita. Mica per andare in giro come mamma li ha fatti.
Anche perche’ “Il tuo pudore amando rende il corpo tuo piu’ vero”.
Auguri, Molleggiato!

Balocchi confezionati

Siamo il Paese dei balocchi, dove tutti si indignano per il costo dei sacchetti per la frutta e la verdura (incidenza media a famiglia tra i 10 e i 15 euro l’anno) e nessuno grida alla protesta per i rincari di luce e gas (incidenza media a famiglia tra i 75 e gli 80 euro l’anno).
L’importante e’ che si trovi un argomento su cui blaterare, in malafede, in ignoranza o perfino sapendo di fare disinformazione, ma basta non occuparsi seriamente delle cose piu’ gravi.
E’ cosi’ che un vigile urbano di Acquaviva, Puglia, abbia potuto permettersi di lanciare un petardo a un disabile scampando alla critica social, impegnatissima a disquisire del grave danno comportato da quei centesimi per sacchetto (1, 2, 3, amica di Renzi, complotto ecc).
L’onda malinconica seguita alla morte di Ciro l’Immortale diventa lo status symbol di una coscienza collettiva che si immedesima piu’ con l’assassino che con l’assassinato. Anche se nella vita giochiamo ruoli opposti.
Cosi’ non si guarda piu’ alla realta’ per migliorarla, ma si finisce col giudicare tutto e tutti perdendo di vista il fulcro dei problemi. Che ovviamente diventano i sacchetti.
Dimenticandosi peraltro di elogiare anche il poco di buono che c’e’, che a pesarlo bene (senza involucri da pagare, tranquilli) poi non e’ cosi’ poco. Cio’ che non va fa piu’ rumore di cio’ che conta: per esempio, nessuno gioisce perche’ questi famosi sacchetti aiutano a proteggere il nostro ecosistema dalle fibre residuali in plastica che ormai beviamo in ogni dove. Ma tanto, quelle mica ci costano cosi’ poco.
Siamo tra i primi in Europa a cercare di ridurre il problema e ci lamentiamo pure.
Abbiamo professionalizzato il pessimismo, ne abbiamo fatto pratica quotidiana e adesso non siamo piu’ capaci di vedere altrimenti da come vediamo una serie tv, cioe’ a dire come spettatori non paganti per cui tutto e’ concesso e nulla e’ dovuto. Neanche 1 centesimo.
Il problema vero e’ che il Paese dei balocchi era una favola; l’Italia una realta’.
Ma questi siamo, e probabilmente questi meritiamo di essere.
Basta avere un po’ di fiducia, e anche se le cose non cambieranno, almeno gli faremo opposizione.
Che tanto fa sempre piu’ rumore rispetto a chi costruisce.
Ricorda qualcuno?