Poltrone e giufà

Ricostruzione plastica del valore della poltrona in politica: vieni eletto, vai in Parlamento, ti abitui al potere (non in senso di servire, ma proprio al potere) e smetti di avere cognizione della realtà.

Accade che i deputati si ricordino di festeggiare il 75° anniversario della Costituzione e invitano un grande Maestro a cantare. E infatti cosa può fare Bocelli alla Camera se non cantare l’inno? Eppure, molti di loro avranno pensato che forse era lì di passaggio, fra una Caracalla e un’altra. Infatti tutti si alzano in piedi al suo arrivo per tributargli un giusto applauso (al netto della Boldrini che in prima fila avrà pensato di non essere vista) per poi sedersi subito dopo avergli scrosciato qualche battito di mano, senza capire il reale motivo per cui dovevano rimanere lì, e cioè l’esecuzione dell’inno.

Così si rialzano di nuovo immediatamente dopo, generando un rumore di sedie che disturba il suono delle istituzioni, come quello del Presidente della Repubblica che, lui no, non era lì per caso. Infatti Mattarella rimane sempre in piedi, fino alla fine dell’inno, spiccando sempre anche senza far nulla.

Non è più come una volta: prima, chi andava a Roma la perdeva la poltrona. Ora, non la molla più, nemmeno il tempo di un batter … d’occhio.

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