Padre nostro, che sei in terra

Un Papa, un Padre.

Sbaglia chi pensa che Francesco fosse da solo a salire quei gradini.
Forse non c’erano tutti i fotografi di rito, le migliaia di fedeli in piazza o la maggior parte della security, ma sicuramente no, Francesco non era da solo.

Portava con sé tutti gli uomini del mondo uniti in una silenziosa processione dolorosa, piena di paura, svuotata di forza.

Una nuova Via Crucis, solitaria nel tempo delle folle, isolata nella vicinanza digitale.

Dovevamo fermarci. Perché solo così potevamo capire pienamente il suo gesto.
Il gesto del Papa.
Il Padre di tutti.

Non è importante se serva, è più importante servire.

SÌ al volo

Papa Francesco sorprende sempre tutti. Perfino chi va a chiedergli semplicemente una benedizione, e invece si ritrova sposato tempo niente.
Questo e’ proprio quello che e’ accaduto a una hostess e uno steward in servizio nel volo papale verso il Cile.
I due giovani si sono avvicinati al Pontefice per scattarsi un selfie, e chiacchierando ne e’ venuto fuori che avrebbero voluto sposarsi in futuro.
Il candido Francesco, pur di non lasciarsi sfuggire il colpaccio, ha pensato di mettere subito le cose in chiaro: sai com’e’, di questi tempi e’ un attimo ritrovarsi single per scelta, del prossimo.
Cosi’ ha preso e ha celebrato il matrimonio in alta quota, tanto di bianco vestito gia’ qualcuno c’era.
Prima pero’ si e’ accertato se “fossero sicuri”: mica poteva rischiare di fare un torto al superiore giusto nel regno dei cieli.
La cosa figa di tutto cio’ e’ che Francesco non ha avuto bisogno di alcuna autorizzazione per convalidare il sacro vincolo: e’ bastato un foglio, la sua firma e qualche latinorum qua e la’. Altro che mesi e mesi di corso prematrimoniale, scelta degli abiti e regalo ai testimoni.

L’unica nota dolente e’ stato il ricevimento: il Pontefice avra’ gradito biscottini e brioscine confezionate come pranzo nuziale?
In fondo, non e’ poi cosi’ importante. Almeno non quanto le parole a fine cerimonia del Papa: “Il matrimonio e’ come gli anelli: se sono troppo stretti sono una tortura, se troppo larghi si perdono”. Capito sposini a fisarmonica?
Massime francescane sugli orafi a parte, ormai fra matrimoni nei cieli e parti alla Conad c’e’ giusto un po’ di confusione su cosa aspettarsi: magari inventeranno le lauree nei centri commerciali (tanto per fare un po’ di tirocinio dietro le casse) e i funerali all’Ikea (letto a soppalco: crepi in due, paghi uno).
Chi lo sa.
Come diceva San Gabbani “elaboriamo il lutto con un Amen”.
Amen ????????

Habemus App

Si chiama Clerus App ed e’ l’applicazione che la Congregazione per il Clero, in collaborazione con la Segreteria per la Comunicazione Vaticana, ha da poco lanciato per aiutare i preti a preparare nel modo migliore le proprie omelie.
Basandosi su quanto affermato da Papa Francesco, “L’omelia deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione”, questa applicazione permettera’ ai sacerdoti di beneficiare di suggerimenti, meditazioni e commenti da poter utilizzare poi per le proprie omelie.
In tempi di modernizzazione tecnologica, era ora che anche la Chiesa si avvalesse di strumenti adeguati, come l’account Twitter Pontifex e lo streaming live degli Angelus.
Cio’ che sembra strano e’ immaginare un prete che la Domenica, davanti alla folla orante, sfoderi dalla tasca il suo smartphone e invece di iniziare con “Carissimi” pronunci “Ehi, Siri, leggi la predica di oggi”.
Probabilmente l’aiutante Apple sciorinera’ un proverbio del giorno, magari “Chi sta coi preti e vicino a un medico, vive malato e muore eretico”.
A quel punto il pastore provera’ a rimediare aprendo direttamente lui il testo da leggere, salvo poi lanciare un’app sbagliata e ritrovarsi con strani versi di animali da gregge davanti (o dietro) al microfono.
Cosi’ scagliera’ il cellulare dal pulpito gridando “ma va al diavolo”.
E’ solo che qui, reverendo, siamo nella Casa del Signore: la preghiamo di aprire Google Maps per il ricalcolo percorso.
Amen.