Andavo a cento, e allora?

David Trezeguet, noto ex calciatore professionista, è stato beccato la scorsa notte dagli agenti della polizia in pieno centro, a Torino, dopo essere sfrecciato in macchina alla velocità di un calcio piazzato, e aver quasi investito un passante.

All’avvicinarsi dei poliziotti, un suo amico gli ha suggerito di far finta di star male, in modo da far arrivare un’ambulanza e scongiurare ogni rischio automobilistico.
Ma secondo voi è possibile che una persona famosa come lui, un francese di Rouen (una delle poche Légion d’honneur d’oltralpe) si comporti come un incivile degli strati sociali più bassi?

Ovviamente no. Uno come lui, si comporta anche peggio.

Al momento dell’alcol test, infatti, si è rivolto agli agenti così: «Pezzenti. Non guadagnate nemmeno due mila euro. Siete degli sfigati».

Non è dato sapere perché, in tempo di crisi, uno stipendio da due mila euro al mese sia da sfigati, ma ad ogni modo ciò che colpisce di più è la ricerca quantitativa della felicità, basata solamente sul numero del conto in banca, e peraltro adottata come giustificazione per i propri errori.

Vuoi vedere che, se non fosse per i poveri, le infrazioni diventerebbero legali? Anzi, più ricco sei, più puoi permetterti di sbagliare impunemente (e anche questo, purtroppo, risponde a verità).

Ciò che spaventa, in tutto ciò, è comunque la convinzione di dover rispondere a criteri sociali per misurare la felicità di una persona.
A naso, se sei ricco, famoso e felice, dovresti soprassedere a una semplice multa come un dolce inconveniente della vita. Al suo posto, io gli avrei lasciato pure la mancia.
Di più: se sei ricco, famoso e felice, non passi la notte a correre come un matto per la città, alla ricerca di sensazioni che, evidentemente, i soldi e la tua visione di appagamento non ti danno.

La felicità molto spesso sta nelle piccole e semplici cose: una sorpresa, un incontro inaspettato, il sentirsi pensato, vedere accanto a sé proprio quella persona, finanche un semplice sms (sms, non un whatsapp inoltrato).
Puoi essere pienamente felice stringendo la mano alla ragazza che ami, circondato dai muri eretti con la fatica di un amore puro, piuttosto che circondato da cento ragazze e con un conto in banca che frutta più di due mila euro al mese.

Ma David, non ce l’ho con te. E il mio non vuole essere nemmeno un discorso proteso all’ipocrisia.

E’ solo che io credo in un’altra ricetta da percorrere sulla strada del benessere.


Per raggiungere il grado elativo della felicità, basta sostituire l’avverbio “quanto” con “insieme“.

E’ solo allora che puoi permetterti di prendere una multa e non sbroccare, perché sai che, in fondo, tutto ciò che hai è tutto ciò che sei, insieme a qualcuno che vale per quanto ti , e non per quanto prende.

N.B.: il conto in banca aiuta, non voglio negare l’evidenza. Il mio vuole essere solo un modo per ristabilire le priorità, nel caso qualcuno avesse perso di vista il vero significato della parola sfigato.