Ci scusiamo per il presagio

Nel 2014, in Veneto, un capotreno assunse la decisione di far scendere dal convoglio un passeggero sprovvisto di biglietto.
Oggi, 4 anni dopo (viva la velocita’ della giustizia), lo stesso capotreno e’ stato condannato a 20 giorni di carcere, con l’accusa di violenza privata (viva l’equita’ della giustizia).
Non e’ chiaro in cosa Andrea Favaretto, dipendente delle Ferrovie dello Stato, sia stato violento: forse ha alzato di un decibel il tono della voce, oppure semplicemente non ha avuto la gentilezza di chiudere un occhio.
Probabilmente, a fare insospettire i giudici, e’ stato il fatto che un dipendente pubblico facesse il suo dovere senza batter ciglio, d’altronde non ci siamo piu’ abituati.
Cosi’, dato che il passeggero viaggiava senza regolare biglietto, alla fermata successiva ha preso i suoi bagagli e li ha lasciati sul binario: ecco il motivo della violenza. Cosa sara’ questa, appropriazione indegna? Abuso di coraggio?
Gli e’ andata pure bene che non e’ stato condannato per estorsione. Magari la sua richiesta poteva essere interpretata dai giudici come una forma di pizzo: “se non paghi, ti brucio la possibilita’ di andare a destinazione”.
In pratica: se scegliete di fare il capotreno, e malauguratamente doveste incontrare qualcuno senza biglietto, o vi mettete in ginocchio e lo pregate di recarsi al primo tabacchino disponibile (con la promessa di non farlo piu’), oppure bene che vi va vi fate un po’ di carcere. Sempre che a nessun passeggero venga in mente di picchiarvi.
In quel caso, sarebbero pure capaci di accusare voi di omissione di soccorso (verso voi stessi) e assolvere il picchiatore per legittima difesa.
“Il treno dei giustizieri e’ in partenza dal binario 86.
Leggere attentamente la smorfia napoletana prima di salire a bordo.

Una tira l’altra

BiagioVigna e’ un signore di Pinerolo di 64 anni. Di lavoro fa il parcheggiatore davanti le discoteche.
Probabilmente la sua vita, caratterizzata dai sacrifici per la famiglia e da un’occupazione non certo redditizia, non sarebbe diventata una storia da raccontare senza quell’elemento fiabesco che rende la sua avventura un esempio per tutti noi: la resistenza.
Gia’, in tutti questi anni non ha mai mollato, ha continuato a lottare senza arrendersi mai ed e’ stato ripagato dall’affetto che tutti quelli che lo conoscono hanno sempre mostrato in modo naturale per lui.
Biagio e’ uno di quelli che si fa voler bene, ogni volta disponibile a dare una mano a chi ne ha bisogno.
Sara’ per la sua indole, ma sta di fatto che il bene che fai ti torna indietro, e lui, buono per natura, e’ stato in qualche modo ripagato. Ma con soldi veri.
Una volta ha vinto 100 mila euro al Superenalotto (qualche vizietto dovra’ pur averlo) e indovinate che ha fatto? Ha preso e ha offerto da bere a tutti quelli che incontrava per strada.
Un’altra invece ha comprato un biglietto della Lotteria Italia al tabacchino del suo paese, e ha vinto 1 milione di euro! E che ci avra’ fatto? Ha preso e l’ha regalato a sua figlia, Francesca, perche’ “per me sono troppi. Io il mio tempo l’ho gia’ fatto”.
Capito?
Quello che stupisce di tutto cio’ non e’ tanto l’atto di generosita’, per i figli si fa questo e altro.
Cio’ che colpisce della vicenda e’ la liberta’ con la quale ci si puo’ accostare agli eventi della vita: ne’ troppo tristi quando le cose vanno male, ne’ esaltati quando vanno bene.
La dipendenza (gioia o dolore) crea sfruttamento.
Cosi’ invece si puo’ realizzare l’unica vincita che realmente conta: la coscienza della propria fortuna. 
Perche’ tutto e’ un dono. Basta saperlo ricevere.
Auguri Biagio!
Ps: siccome non c’e’ due senza tre, credo proprio che non sara’ l’ultimo incasso che farai. D’altronde, di culo hai dimostrato di averne abbastanza.
Chapeau (e scusate il francesismo, il secondo).