ARS Bambina

In occasione della visita a Palermo del Presidente cinese, Xi Jinping, il piccolo (ha 8 anni) Antonio Tancredi Cadili si è esibito in uno spettacolo dal vivo che certamente sarà raccontato ai migliori registi teatrali del Paese dal loro Presidente.

A Palazzo Reale, Antonio ha rappresentato un brano dell’opera dei pupi: il dialogo tra Orlando e la bellissima Angelica, che era originaria del Catai, la nuova Cina.
La sua esibizione ha commosso Presidente e consorte, che infatti hanno invitato Antonio in Cina per fargli vedere come anche lì sia presente una grande tradizione della migliore ars oratoria siciliana.

Già, i pupi, diventati patrimonio Unesco nel 2008 e da secoli patrimonio della Sicilia.

Ma cos’ha a che fare questa storia con la realtà di oggi? Tantissimo.

Prima di tutto che, in un’epoca di pupi malvestiti da cavalieri, il ritorno al loro originale utilizzo dovrebbe inorgoglire tutti quanti. Compresi i costumisti di professione.

Poi, il luogo della scena: Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars (a proposito di maschere), e simbolo della politica siciliana, così bella e preziosa, oltre tutto il resto. Non dimentichiamo che i Normanni erano famosi per le battaglie e le grandi conquiste.

Infine: la meraviglia di uno dei più grandi uomini della Terra per un bambino.
Ci chiediamo mai il motivo perché i bambini ci meraviglino tanto, perché sappiano attirarci una carezza, uno sguardo d’amore e la completa tenerezza in maniera del tutto gratuita e naturale?

Salvo Piparo, maestro puparo per eccellenza, di Antonio ha detto: «caro maestro, ho realizzato il sogno della mia carriera: lavorare con te che sei tutte le espressioni che ho perso crescendo».

Ecco, i bambini ci colpiscono in questo: agiscono per amore, spontaneamente, senza malcelati fini né secondari interessi da curare.

Antonio muove quei pupi perché gli piace farlo.
Non lo fa per soldi, né per compiacere qualcuno.
Segue soltanto le sue passioni, e, facendolo in modo naturale senza pensare a nient’altro che ai pupi, gli riesce perfettamente.

Noi facciamo qualcosa pensando a cosa può darci.
Loro fanno qualcosa pensando a cosa possono dargli loro stessi per farla bene.

Sta qui la differenza, nell’immediatezza di un’azione infantile fatta con amore, e in quella adulta fatta per guadagno.

Non tutti gli adulti sono così, ovviamente, né tutti i bambini sono come Antonio.
Ma questo esempio deve ricordarci che tornare bambini significa spogliarsi del superfluo, per arrivare al cuore di noi stessi attraverso ciò che facciamo.

Io proporrei di abolire tutti i sinonimi di infantile. Infantile non significa sciocco, ridicolo, sprovveduto, ma tutto il contrario.

Essere bambini infatti è un’arte, non un ciao pronunciato distrattamente al vicino di casa che scontri per strada, ma il wow pronunciato con la bocca a O per tutto ciò che incontri nel mondo, dove ogni coperchio che togli diventa una scoperta da capo, anche se in fondo lo conoscevi già.

L’ARS Bambina è un sentimento puro da esercitare con chiunque, prima di tutto con sé stessi: per esserlo infatti, i bambini non recitano, nemmeno quando rappresentano i pupi.

Semplicemente, fanno gli uomini, ruolo che gli adulti spesso dimenticano a recitare.

Bravo Antonio, continua a insegnarci come fare.
Per imparare, tu, avrai tanto di quel tempo, anche nell’estremo oriente.
Basta che il tuo, non diventi un caso di espatrio precoce: potresti iniziare la “fuga dei monelli”.

Cambiamenti

Si dice che l’uomo che si sveglia al mattino è un’altra persona rispetto a quella che finisce la giornata alla sera. Non siamo mai chi eravamo un momento fa, ma come nuvole che si spostano in silenzio, anche noi, impercettibilmente, cambiamo di continuo.

E’ per questo che non ce ne rendiamo conto, e quando apriamo finalmente gli occhi ci sembriamo un’altra persona, l’io di noi stessi visto da quella zia lontana che ci vede crescere tutto d’un colpo dall’ultima volta.

Cambiare è una tensione naturale, a cui non possiamo sottrarci nonostante ansie, paure e dubbi circondino il nostro moto esistenziale.

Forse, però, un cambiamento arriva nel momento in cui meritiamo un’altra chance, e ci dà così la possibilità di migliorare, di provare a fare meglio, di ripartire dopo un brutto errore, di scoprire un nuovo viaggio da fare e sperare in un nuovo obiettivo da raggiungere.

Ci siamo mai chiesti qual è il motivo che ci fa opporre resistenza a un cambiamento? E’ la mancanza di spirito di adattamento, o forse la nostalgia di un passato tanto vicino che potremmo semplicemente chiamare ieri, senza mancare di rispetto all’oggi?

Nuove sfide richiedono sempre notevoli sforzi, è come prendere le misure di un appartamento nuovo dopo un trasloco: all’inizio sembrerà tutto spostato di un metro, ma dopo impareremo ad orientarci anche al buio, sfrecciando di notte in cerca di un bicchiere d’acqua in cucina.

C’è una cosa però che ci accompagna sempre nelle nuove avventure: per quanto insicuri, timorosi o pieni di rimpianti, ci sarà sempre una carica di entusiasmo a fare da contorno alle nostre scelte, una leggera eccitazione che pizzica la nostra curiosità e ci dà la forza di compiere quel passo immenso.

Quando scegliamo di cambiare, ci apriamo nuove strade su cui si può rivelare un percorso migliore di quello che stavamo facendo, anche se all’inizio può sembrarci il contrario: questo perché ci adattiamo talmente tanto a come siamo, da dimenticarci di poter essere anche altro.

Dobbiamo sempre tenere a mente che abbiamo infinite possibilità a nostra disposizione, se solo sapessimo cogliere i segnali che ci arrivano e avere il coraggio di seguirli. E’ come la questione climatica: siamo talmente abituati a vivere così, che non ci rendiamo conto di quanto sia sbagliato. E non è un caso che sia Greta Thunberg, una ragazzina di 16 anni, a ricordarcelo.

Non si è giovani per caso, ma per scelta. E non si può crescere senza cambiare.

E’ con questo entusiasmo allora, con questo spirito, e anche con questa piccola parte di ansia, che anche io ho deciso di cambiare: da oggi mi troverete qui, in uno spazio tutto mio che spero diventi anche nostro, dove gli unici confini entro cui muoversi saranno quello della creatività e dell’immaginazione, misti a tanto entusiasmo e curiosità.

Come diceva Einstein, l’immaginazione ci porterà dappertutto. E allora, buon viaggio!